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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sino al confine.djvu{{padleft:278|3|0]]in lusso per venire da me. Ora mi racconterai tutte le storie di Roma.

— Che devo raccontarvi, zia Itria! La nostra vita è tranquilla. Conosciamo poca gente; non ci accade nulla di straordinario!

— E allora è inutile vivere là! — disse la vecchia, raccogliendo le carte sul tavolo. — Ma è possibile che tu non abbia nulla davvero da raccontarmi? Qui è permesso di parlare con libertà. Su, racconta!

— Come siete curiosa! Ebbene, vi racconterò qualche cosa; ma ad un patto; che anche voi mi narriate tutto ciò che è accaduto qui, da diciotto mesi a questa parte.

— Quelle son storie belline davvero! Ah, ah! te ne voglio raccontare una sola. Tuo zio il canonico, mio fratello, questa Quaresima passata ha voluto far dei sermoni a porte chiuse, per uomini soli. Credeva che tutti cadessero ginocchioni, pentiti, vergognosi dei propri vizi. Invece sai che cosa è accaduto? Lo hanno fischiato, e hanno riso. Se tu senti il reduce a ripetere quei sermoni, ti assicuro, muori dal ridere.

— Preferisco non sentirlo, — disse Gavina, agitando il suo piccolo ventaglio per scacciare le mosche. — E poi, che altro mi raccontate? A quanti «figli di Sant’Antonio»[1] avete servito da madrina?

  1. Bastardi.
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