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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sino al confine.djvu{{padleft:77|3|0]]to di non poter canticchiare, ma qualche verso di tanto in tanto lo borbottava; all’imbuto rivolse questo complimento!

Non bi at imbriagolu in custu mundu,
chi biat cantu a tie in d’unu die....[1]

Paska piangeva, ma sorvegliava i due servi, perchè in cantina c’era una botte ancora piena di vino vecchio, — e osservava una cosa strana. Luca scendeva di tanto in tanto in cantina, in punta di piedi, s’avvicinava alla botte, si curvava per aprire la cannella; ma poi, come colto da un terrore improvviso, si allontanava ed usciva senza aver bevuto.

Una sera il canonico Sulis, dopo aver conferito colla vedova del fratello, chiamò Gavina e Luca e disse loro:

— Vostro padre è vissuto onoratamente, lavorando per voi. Ora tocca a voi onorare la sua memoria. Egli non ha scritto il suo testamento, ma voi sapete che i suoi beni appartengono tanto a voi che a vostra madre. Ella continuerà ad essere la padrona, qui. Che ne dite? Parla tu, Gavina!

— Sì, sì! Lei è la padrona!

— E tu, Luca? Parla!

E Luca parlò, commosso e piangente:

— Sì, sì, ella sarà sempre la padrona! Io obbedirò ad ogni suo cenno. Anch’io vivirò one-

  1. Non c'è ubriacone, in questo mondo, - che beva quanto bevi tu in un giorno....
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