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Prefazione ccxix

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  Di': per qual crimine
Ti dan lo sfratto?
Per le tue chiacchiere,
Per nessun fatto.
  Ebben, tal genere
Di crimenlese
È proprio il genio
Di quel paese.
  Ivi di chiacchiere,
Di cicalate
Si fa commercio,
E son pagate.
  Thiers, il celebre,
Con che s’aiuta?

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Con la linguaccia
Che s’è venduta!
. . . . . . . . . . . . . . 
  E i capocomici
Dell’Assemblea
Non fanno vendita
Di panacea?
  Là v’è commedia
Ogni momento,
Sotto il bel titolo
Di parlamento.
  Chi più sofìstica
Ha più ragione,
E chi più strepita
È un Cicerone.

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Là le bestie fanno fortuna, e ce n’è di tutte le razze

  Bestie che rodono
Tozzo plebeo;
Bestie che ingrassano
Nell’Eliseo;
  Bestie che vestono
Da generali;
Bestie che gracchiano
Da curïali;
  Bestie che nacquero
Presso del soglio;
Bestie che rubano
Il portafoglio.
. . . . . . . . . . . . . . 
  E non è l’ultimo
In tal corteggio
L’eminentissimo
Duca di Reggio.[1]
  Di Roma il lauro
Porta sul fronte,
Generalissimo
Rinoceronte.

  E de’ suoi militi
Alla presenza
Legge il chirografo
Dell’indulgenza,
  Che il gran Pontefice
Scrisse a que’ bravi
Che combatterono
Per le sue chiavi.
  Oh! dolce premio
Di sacre mani.
Ad un esercito
Di sagrestani!
  Ma la grossissima
Bestia potente,
Della Repubblica
È il Presidente:
  Bestia cattolica,
Belligerante,
Nella politica
Vero elefante.

  1. Il generale Audinot, Duca di Roggio, assediatore di Roma ed esecutore infelice di quella infelicissima politica a doppio manico, che la Repubblica Francese usò verso la Romana.
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