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Sonetti del 1829 17

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi I.djvu{{padleft:329|3|0]]e che nello stesso Belli non s’incontra altro che qui, deriva evidentemente dal tedesco gulden, fiorino, e fu di certo importata dagli Svizzeri della Guardia pontificia, quando erano svizzeri autentici e genuini. – Majocco, e più ancora boécco o moécco, tutte le forme di bajocco si pronunziano con un particolar suono nasale molto cupo, specialmente sulla vocale tonica.] [Come pasticcetto, grostino (crostino) vale: “bellimbusto.„]      8 [Non è la festa mia? Giuseppe Gioacchino, o come scriveva lui, Gioachino, Belli.]


ER CIVICO.[1]

  Moàh Menicuccio[2], quanno vedi coso...
Nino er pittore a la Madon de Monti,[3],
Dijje che caso mai passa li ponti[4]...
E damme retta; quanto sei feccioso!

  Dijje... ahà! Menicuccio, mé la sconti:
Ma perchè me ce fai lo stommicoso?
M’avanzi quarche c.... sbrodoloso?[5]
Bravo! ariöca:[6] come sémo tonti!

  Cosa te vò’ giucà, pe’ ddio de legno,
Che si te trovo indóve so’ de guardia,
Te do l’arma in der culo e té lo sfregno?[7]

  Dijje pe’ vvìede[8] che sto ppropio a Ardia,[9]
Che vorìa venne un quadro de disegno
Che c’è la morte de Maria Stuardia.[10]

[1829?]

  1. [Il civico: chi fa parte della civica. — Questo sonetto aveva la data così: “.... 1829.„ Ma poi fu cancellata, di mano, pare, dell’autore. A ogni modo, io lo metto qui, perchè è certo de’ primi ch’egli scrivesse. — “Un avanzo di antica guar-dia civica„ c’era già in Roma prima che fosse ricostituita a difesa del trono e dell’altare nel 1831. Cfr. Coppi, Annali d’Italia; tom. VIII, pag. 116.] Domenico Biagini.
  2. Giovanni
  3. Silvagni.
  4. [Così il Silvagni, come il Biagini (e per quest’ultimo l’ho già avvertito), erano amicissimi del Belli; e nel 1828 si riunivano con altri in casa sua tutti i giovedì a sera, per leggere insieme la Divina Commedia.]
  5. [M'avanzi forse qualche cosa? L’hai forse con me?]
  6. [Rinnoca.]
  7. [Te lo rovino.]
  8. [Stare, o essere ad Ardea: ardere, non avere un quattrino. Bruciare, dicono a Firenze.]
  9. Detto per celia. Io posseggo realmente una bella e piccolissima incisione d’un bel quadro a olio rappresentante la decapitazione di Maria Stuarda, dipinto a Milano dal mio amico Hayez.
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