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34 | Sonetti del 1830 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi I.djvu{{padleft:346|3|0]]aggiungeva spesso, sottovoce, dagli scolari birichini: schiscia la maestra de drée de l’îs. Ma l’autore della nota sbaglia affermando che, per sè stesse, le voci con, ron e bus non abbiano nessun significato. Il Modena poi adopera almeno tre volte (pag. cit. e 264, 276) la frase: sapere o dire il con, ron e bus di una cosa, nello stesso senso che aveva in Toscana la frase analoga: saperne o dirne dall’a al rònne.] 13 Colpi. 14 La macchina. 15 Nix: nulla. 16 Lavorare alla pulignacca: far le cose destramente, a capello. Questa frase è derivata in Roma dalle molle da cocchio dette alla Polignac. [Ma s'intende che qui andava a ferire il principe di Polignac, presidente di quel ministero, che seppelli sè stesso e la monarchia di Carlo X.] 17 Un X, nulla.
PE' LA MADONNA DE L’ASSUNTA,
FESTA E COMPRIANNO[1] DE MI' MOJJE.
Mojje mia cara, a sto paese cane
Nun ze trova nemmanco a fà a sassate;[2]
E cquanno hai crompo[3] un moécco[4] de patate,
Fai passo[5] ar vino e cquer ch’è peggio ar pane.
Io pisto er pepe, sòno le campane,
Rubbo li gatti, tajjo l’óggna[6] a un frate,
Metto l’editti pe’ le cantonate,
Còjjo[7] li stracci e agliuto le ruffiane.
Embè lo sai ch’edè cche cciariscévo?[8]
Ammalapena[9] pe’ ppagàcce[10] er letto:
Anzi, a le du’ a le tré,[11] spallo[12] e cciarlèvo.[13]
Duncue che tt’ho da dà, ppòzzi èsse santa?
Senza cudrini[14] ggnisun chirichetto
Disce Dograzzia[15] e ggnisun ceco canta.[16]
Roma, 15 agosto 1830
- ↑ Compleannos.
- ↑ Non si trova ad occuparsi in nulla.
- ↑ Comperato.
- ↑ Baiocco.
- ↑ [rinunzi forzatamente. Me-tafora presa dal gioco della passatella, sul quale vedi vol. VI, pag. 12, nota 4.]
- ↑ Le unghie.
- ↑ Raccolgo.
- ↑ Cos’è che ci ricevo?
- ↑ [A-mala-pena: appena appena.]
- ↑ Pagarci.
- ↑ Sovente.
- ↑ Do in fallo.
- ↑ Arlevarci: toccar busse.
- ↑ Quattrini.
- ↑ [Deo gratias.]
- ↑ [Senza cudrini nun canta er ceco. Proverbio.]