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76 | Sonetti del 1830 |
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SE NE VA!
Co’ ’na scanzìa[1] nell’ùghela,[2] e co’ ttutte
Le tonzìbbile[3] fràsciche[4] ggiù in gola,
Povera Checca!,[5] nun pò dì pparola,
4Si jje la vòi caccià ccór gammautte.
Fa ll’occhi luschi,[6] tiè le labbr’assciutte,
Ha ’na frebbe[7] in dell’ossa che cconzola![8]...
Io però tremo de ’na cosa sola,
8Ch’oggi j’ho vvisto fasse l’ógna brutte.[9]
Oh, cquer che ssia la cura, va bbenone.
Bast’a ddì ssi ppò mejjo èsse assistita,
Che vviè er medico inzino dell’Urione.[10]
12 Anzi jjerzera j’ordinò ddu’ dita
De re-bbarbero[11] messo in confusione[12]
Drento un cucchiar d’argento[13] d’acquavita.
Terni, 28 settembre 1830.
- ↑ Scheranzia.
- ↑ Ugola.
- ↑ Tonsille.
- ↑ Fracide.
- ↑ Accorciativo di Francesca.
- ↑ Loschi.
- ↑ Febbre.
- ↑ Modo ironico.
- ↑ Pessimo indizio di salute è per le donne l’impallidimento delle unghie, e questa è la prima cosa che osservano. [Anche don Abbondio, quando Renzo l’ebbe fatto cantare, “affannato e balordo, si ripose sul suo seggiolone, cominciò a sentirsi qualche brivido nell’ossa,„ e “si guardava le unghie sospirando.„ Prom. Spos., II.]
- ↑ Ciascuno de’ 14 Rioni di Roma ha un medico, un chirurgo e uno speziale, pagati dal governo per l’assistenza gratuita dei poveri; ma la cosa va bene quando non possa proprio andar male.
- ↑ Rabarbaro.
- ↑ In fusione.
- ↑ Quante volte il cucchiaio o altro simile arnese, sia di questo metallo, non si manca di farne menzione anche a scapito della frase e del senso.
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