< Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
76 Sonetti del 1830

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi I.djvu{{padleft:388|3|0]]

SE NE VA!

  Co’ ’na scanzìa[1] nell’ùghela,[2] e co’ ttutte
Le tonzìbbile[3] fràsciche[4] ggiù in gola,
Povera Checca!,[5] nun pò dì pparola,
4Si jje la vòi caccià ccór gammautte.

  Fa ll’occhi luschi,[6] tiè le labbr’assciutte,
Ha ’na frebbe[7] in dell’ossa che cconzola![8]...
Io però tremo de ’na cosa sola,
8Ch’oggi j’ho vvisto fasse l’ógna brutte.[9]

  Oh, cquer che ssia la cura, va bbenone.
Bast’a ddì ssi ppò mejjo èsse assistita,
Che vviè er medico inzino dell’Urione.[10]

12 Anzi jjerzera j’ordinò ddu’ dita
De re-bbarbero[11] messo in confusione[12]
Drento un cucchiar d’argento[13] d’acquavita.

Terni, 28 settembre 1830.



  1. Scheranzia.
  2. Ugola.
  3. Tonsille.
  4. Fracide.
  5. Accorciativo di Francesca.
  6. Loschi.
  7. Febbre.
  8. Modo ironico.
  9. Pessimo indizio di salute è per le donne l’impallidimento delle unghie, e questa è la prima cosa che osservano. [Anche don Abbondio, quando Renzo l’ebbe fatto cantare, “affannato e balordo, si ripose sul suo seggiolone, cominciò a sentirsi qualche brivido nell’ossa,„ e “si guardava le unghie sospirando.„ Prom. Spos., II.]
  10. Ciascuno de’ 14 Rioni di Roma ha un medico, un chirurgo e uno speziale, pagati dal governo per l’assistenza gratuita dei poveri; ma la cosa va bene quando non possa proprio andar male.
  11. Rabarbaro.
  12. In fusione.
  13. Quante volte il cucchiaio o altro simile arnese, sia di questo metallo, non si manca di farne menzione anche a scapito della frase e del senso.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.