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106 Sonetti del 1831

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ER POSCRITTO.[1]

  Quela bbona limosina[2] d’Irena
M’ha mmesso a tterra m’ha, mm’ha arruvinato:
Quanno a mmarenna, quanno a ppranzo e a ccena,
4Le pennazze dell’occhi[3] m’ha maggnato.

  E ggià che mm’è arimasto er core e ’r fiato
(Sia bbenedetta Maria grazzia prèna[4])
Pe’ nnun dormì la notte a la serena,
8Me toccherà ingaggiamme pe’ ssordato.

  Tra ccarne e ccorne, e ttra ttant’antri guai,
Me sce mancava adesso er tiritòsto[5]
Der chivvalà cche nun l’ho ddato mai.

  12Abbasta, si mme vòi,[6] passa dar posto
De Scimarra,[7] e llì ssù mme vederai
Co’ la cuccarda der mezz’ovo tosto.[8]


In legno, da Fuligno alle Vene,
29 settembre 1831.





  1. Coscritto. [Ma volontario, come s’intenderà dal sonetto, che mostra di che elementi si componessero le milizie raccogliticce del Papa. — Con lo stesso titolo c’è anche un altro sonetto, del 13 maggio 33.]
  2. Quel cattivo soggetto.
  3. [Le ciglia. — Dicono anche le pennazze della camicia, per “gli orli„.]
  4. [Gratia plena. È detto ironicamente.]
  5. La giunta.
  6. Se mi vuoi.
  7. Caserma del Palazzo Cimarra.
  8. Coccarda pontificia, mezza bianca, e mezza gialla, che pe’ suoi colori e la disposizione di essi imita la sezione di un uovo lesso, perpendicolarmente all’asse maggiore.
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