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108 Sonetti del 1831

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LA STITICHERIA.

  Rosa der fròscio[1] so’ ’na bbagattella
De sei ggiorni e ssei notte che nun caca.
E je l’ho ddetto: “Pijja la triaca„.[2]
4M’hai dato retta tu? Bbe’, accusì cquella.

  Ma un giorno o ll’antro l’hai da vede bbella
Quanno da oro se farà[3] ttommaca.[4]
Allora quer zor Corna-de-lumaca
8Der marito je soffi a la bbarella.[5]

  Io lo vedde jerzera a Ssant’Ustacchio,[6]
Che stava sbattajjanno[7] der più e ’r meno
Sur un ciorcèllo[8] e sur un mezz’abbacchio.[9]

  12Je fesce:[10] “Eh, dico, o de pajja o de fieno,
Sibbè cche Rrosa nun pò pprenne un cacchio,[11]
Voi er budello lo volete pieno„.[12]

A strettura, la sera de’ 29 settembre 1831.



  1. Tedesco. [Fròsce, da non confondersi con fròssce (flosce), significa: “froge„; e frosciòne si chiama il “frusone„, perchè ha il becco molto grosso. Fròscio, dunque, propriamente, vuol dire: “uomo con le froge grosse„; ma si applica solo a’ settentrionali, e particolarmente ai Tedeschi e agli Austriaci.]
  2. Teriaca.
  3. Diverrà.
  4. Tombacco, [similoro].
  5. [È come se dicesse: “la ripigli per la coda!„ — Credo che il Belli abbia inventato lui questa frase, sull’analogia di altre, ugualmente sarcastiche: Te scotta? sóffiece!E quanno t’averò bastonato, me soffiarai in c....]
  6. [Piazza e via, dove allora anche più che adesso abbondavano i venditori di carne d’ogni specie.]
  7. [Sbattagliando: contrastando.]
  8. Fascio di viscere di bestie minute.
  9. [Agnello di latte.]
  10. [Gli feci:] gli dissi.
  11. Nulla.
  12. [Scherzo ricavto dal proverbio: O de pajja o de fieno, basta er corpo sii pieno.]
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