< Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
110 Sonetti del 1831

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi I.djvu{{padleft:422|3|0]]

LE BBEVANNE PE’ LLUI.

  E pp’e cquer panza gonfia de spedale,
Pe’ cquer mulo futtuto, eh sora Nanna,[1]
Ve sciannàte[2] a spregà sto fior de manna?
4Fidateve de mé, voi fate male.

  Che vvino furistiero e vin nostrale!
Dateje da ingozzà bbrodo de jjanna:[3]
Dateje vin de fr.... che lo scanna,
8A sto gruggno de vesta d’urinale.[4]

  Cosa bbeveva cuanno da regazzo
Scardazzava la lana a Sammicchele?[5]
Acqua de pozzo e vvino de melazzo.[6]

  12Pe’ mmé ddirebbe[7] un zuccherino, un mèle
Cuanno se dassi a sto faccia de c....,
Come a nnostro Signore, asceto e ffèle.


In legno, da Strettura a Terni,
30 settembre 1831.





  1. [Da Marianna formano Nanna e Nannarella.]
  2. [Vi ci andate.]
  3. Ghianda.
  4. [Allora usavano, e forse in qualche luogo useranno ancora, degli orinali vestiti di sala come i fiaschi. Onde gruggno de vesta ecc., vuol dire: “giallo„, e insieme forse “butterato„.]
  5. Discolato da ragazzi.
  6. Così è chiamata una mela selvatica, sempre aspra ed acerba. Quindi “vino acre„.
  7. In quanto a me, direi.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.