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Sonetti del 1831 129

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ER ZIGGNORE, O VVOLEMO DÌ: IDDIO

  Er Ziggnore è una cosa ch’è ppeccato
Sino a ccredese indegni[1] de capilla.
Più indiffiscile è a noi sto pangrattato,[2]
Che a la testa de david la sibbilla.[3]

  A Ssanta Potenziana e Ppravutilla,[4]
Me diceva da ciuco er mi’ curato
Ch’è ccome un fiàt, un zoffio, una favilla,
Inzomma un vatt’a-ccerca-chì-tt’-ha -ddato.[5]

  E ppe’ spiegamme in tutti li bbuscetti
Si ccome[6] Iddio ce se trova a ffasciolo,[7]
Metteva attorno a ssé ttanti specchietti.

  Poi disceva: “Io de cqui, vvedi, fijjolo,
Faccio arifrette tutti sti gruggnetti:
Eppuro[8] è er gruggno d’un Curato solo„.


Terni, 3 ottobre 1831 – D’er medemo

  1. Degni.
  2. Un atto qualunque; qui per “atto d’intelletto„.
  3. “Teste David cum Sybilla„.
  4. Chiesa.
  5. Parole che si profferiscono al giuoco della gatta ceca.
  6. Se come, semplicemente “come„.
  7. A pennello, esattamente.
  8. Eppure.
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