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Sonetti del 1831 155

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ER VIAGGIO[1] DE LORETO

  Ito che ffui co’ tté a la Nunziatella,[2]
Agnéde a vvisità la Santacasa,
Pe’ strufinà ne la sagra scudella,[3]
4Sta coroncina d’ossi de scerasa.[4]

  De fede è cche per aria sii rimasa,[5]
Ma ggnisuno c’è degno de vedella;
E un anno ’na Reggina ficcanasa[6]
8Ce perze l’occhi; si cche ccosa bbella!

  Bè, llì a Maria Santissima, in ner mentre
Disse: E cciancilla Dommine, er Ziggnore
11Je mannò ne la panza fruttusventre.

  Eh? cche ttibbi[7] de casa in cuella Cchiesa!
Oh vvà che sse trovassi un muratore,
14Da fanne un’antra pe’ cquant’oro pesa!

Terni, 9 ottobre 1831

  1. [Il via di viaggio e de' suoi derivati forma sempre in romanesco una sillaba sola: vià, non vïa.]
  2. Chiesa suburbana, dove in dato tempo dell’anno corre il popolo divoto a gozzovigliare.
  3. Nella Santa Casa di Loreto si conserva e mostra la vera vera scodella in cui mangiava il pancotto N. S. G. — Su di essa i pii pellegrini fregano le loro corone, le quali ipso-fucto rimangono benedette e operatrici di portenti anche meteorologici.
  4. [Di nòccioli di ciliegia.]
  5. Pretendevasi, ma in oggi que’ buon preti van più a rilento nel sostenerlo, che quella sagra Casa fosse sospesa in aria come la cassa di Maometto, e che in prova di ciò poteva passarlesi per di sotto un nastro. Una dama però che accettò l’esperimento, rimase cieca miracolosamente, prima della consumazione dell’atto. Bel testimonio è venuto a mancare! È da leggersi un’opera di un Vescovo Lauretano sulla nostralità de’ materiali betlemici onde è costrutta quella volante. [I miei amici marchigiani G. Cecconi e A. Cerquetti mi assicurano: che quest’opPera circolò manoscritta soltanto; che oggi non è più reperibile, e che autore non ne fu un vescovo di Loreto, ma di Osimo, e precisamente monsignor Pompeo Compagnoni il giovine, nato a Macerata l’11 marzo 1693, andato vescovo in Osimo il 7 novembre 1740, e morto sul finire di luglio del 1774]
  6. Curiosa.
  7. Che toeco!che specie solenne.
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