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Sonetti del 1831 157

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi I.djvu{{padleft:469|3|0]]po.]      8 [Propizio intervallo di tempo. Da scanzà, scansare. E propriamente si dice di un breve intervallo tra il cessare e il ricominciar della pioggia. Largo o slargo nell’Umbria.]      9 [Primo d'agosto, capo d’inverno. Proverbio.]      10 Testardo.      11 [Svariarmi], divertirmi.      12 [Veramente, la famosa indulgenza del perdono di Assisi non si prende nè alla Basilica di San Francesco, né il giorno di questo santo; ma nella cappella della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, dai secondi vesperi del 1° agosto a quelli del 2.]

A BBUCALONE.[1]

  Ah? pijji mojje? ebbè mmó cche cce sei
Abbada a li capelli, Bbucalone.
Sibbè co’ ccerte razze de drondrone,[2]
4L’abbi o nun l’abbi è sempre tre e ttre a sei.

  Te li tajji? Ma ppoi lassa fà a llei
Pe’ mmostrà tutta l’arma de Prutone.[3]
Li fai cresce? aricordete Sanzone
8Pettinato pe’ mman de filistei.

  Che jje ggiovonno le su’ bbelle porpe,[4]
E cquella ganassòla[5] de somaro,
11E cquelle code de trecento vorpe?

  Che jje giovò de rompe uno scatorcio,[6]
E d’avé cojjonato er portinaro?
14Pe’ ffà la morte de che mmore er zorcio.[7]


Otricoli, 10 ottobre 1831

  1. Gocciolone, babbaccio.
  2. Meretrici. [V. la nota 3 del sonetto: L'appuntamenti ecc, 26 febb. 47]
  3. Le corna.
  4. Polpe: la sua vigoria.
  5. Mascella.
  6. Catorcio.
  7. Proverbio.
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