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Sonetti del 1831 177

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LO SSCILINGUATO

  Oh che ddiggazzia,[1] Chitto!:[2] oh che bbullacca![3]
D’effe[4] jeli[5] ito via calo[6] me cotta![7]
Nu ttà bbe’[8] in ne’ ppottone[9] quella vacca,[10]
Fi[11] e’ mmi’ padon[12] de cafa[13] nu la ccotta.[14]

  Cuanno ttò p’alientà[15] ddento[16] a la potta[17]
Vedo ch’e’ ppupo mio ccivola e ccacca.[18]
Io nu mme leggo[19] ppiù: chiamo Callotta,[20]
E bbutto e’ ffitto[21] de melluzzi[22] e llacca.[23]

  Poi vado pe’ annà llà, ma in ne’ ffà e’ ppazzo,[24]
Pun, chioppo in tella e do la tetta a’ mmulo;[25]
Ma e’ ppelicolo[26] mio te ce lo sccazzo.[27]

  Cuello che mm’impottava,[28] e tte lo ggiulo,[29]
Ela[30] la fetta[31] de favvà[32] el lagazzo:[33]
Del letto[34] lo fa[35] Iddio fi mme ne culo.[36]


Roma, 21 ottobre 1831 - De Pepp’er tosto

  1. Disgrazia. Aspirazione dentale delle due z presso a poco come la th degl’Inglesi in think, ma più inclinante alla durezza.
  2. Cristo.
  3. Burrasca.
  4. Essere.
  5. Ieri.
  6. Caro.
  7. Costa.
  8. Non istà bene.
  9. Portone.
  10. Vasca.
  11. Si, per “se„.
  12. Padron.
  13. Casa.
  14. Scosta.
  15. Sto per rientrare.
  16. Dentro.
  17. Porta.
  18. Scivola e casca.
  19. Reggo.
  20. Carlotta.
  21. Fritto.
  22. Merluzzi.
  23. Lasca.
  24. Passo.
  25. Schioppo in terra e do la testa al muro.
  26. Pericolo.
  27. Te ce lo scasso per “casso„.
  28. Importava
  29. Giuro.
  30. Era.
  31. Fretta.
  32. Salvare.
  33. Ragazzo.
  34. Del resto.
  35. Lo sa.
  36. Se me ne curo.
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