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Sonetti del 1831 191

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ER VIAGGIATORE.[1]

  È un gran gusto er viaggià! St’anno sò stato
Sin a Castèr Gandorfo[2] co’ Rrimonno.[3]
Ah! cchi nun vede sta parte de Monno
Nun za nnemmanco pe’ cche ccosa è nnato.

  Cianno[4] fatto un ber lago,[5] contornato
Tutto de peperino, e ttonno tonno,
Congeggnato in maggnera che in ner fonno
Sce s’arivede er Monno arivortato.

  Se pescheno llì ggiù ccerte aliscette,[6]
Co le capòcce,[7] nun te fo bbuscìa,[8]
Come vemmariette de rosario.[9]

  E ppoi sc’è un buscio,[10] indove sce se mette
Un moccolo sull’acqua che vva vvia:
E sto bbuscio se chiama er commissario.[11]

Roma, 16 novembre 1831

  1. [Questo tipo, benchè tutto romanesco, ricorda quel tratto del Nicia della Mandragora, dove il baggeo fiorentino si van- ta con Ligurio (I, 2) di essere stato, quand’era più giovine, molto randagio, perchè era andato alla ficra a Prato, e aveva visto tutti i castelli intorno a Firenze, e perfino Pisa, e per- fino il mare a Livorno!]
  2. [Castel Gandolfo, la deliziosa
    borgata sul Lago d’ Albano, a una quindicina di miglia da
    Roma.]
  3. [Raimondo.]
  4. [Ci hanno. ]
  5. [Da Ur-
    bano VITI in poi essendo a Castel Gandolfo la villoggiatura
    do’ papi, è quasi naturale che il nostro viaggiatore creda
    cho il lago ci sia stato fatto apposta.]
  6. |Crede alicette, cioè
    “acciughine,, i piccoli pesci del lago, che sono invece ate-
    rinî, chiamati comunemente latterini.]
  7. [Teste.]
  8. [Non
    ti dico bugia.]
  9. Avemmariette della corona.]
  10. [Buco.]
  11. L’emissario del lago Albano. Chi lo visita, si diletta di mandarvi dentro dei moccoletti accesi sostenuti da pezzetti di legno galleggianti sull’acqua che vi s’interna.
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