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198 Sonetti del 1831

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ER CUCCHIERE E 'R CAVARCANTE

(1.)

  Nun ho mai fatto un cazzo l’assassino,
Ma er cucchiere co’ ccime de padroni;
E ho ssempre strascinato in carrozzino
Principesse co’ ttanti de cojjoni.[1]

  Ma ttu, lladro, a sti poveri sturioni[2]
La maggnatora j’hai sbusciato inzino,
Pe’ ffà ccascà la bbiada a ffuntanoni
Come fussi un orloggio a pporverino.

  Ecco er perchè ddiventen’ossa e ppelle!
Ecco si ccome mostreno le coste,
E ss’arreggeno sù cco le stampelle!

  Ma sse sa, ggatto mio, chi ssò le poste
Che jje venni la bbiada a mmisurelle:
Du’ cavajjeri de Galanti,[3] e un oste.

Roma, 20 novembre 1831.

  1. Di grado più eccelso.
  2. Storioni: cavalli magri.
  3. Birri monturati che si fanno chiamare Guardie di polizia, capitanati da un cavalier Galanti, già Bargello.
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