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218 Sonetti del 1831

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LA CHINEA

  M’ha ddetto stammatina quella rapa
Qui ar Babbuino der Milord’ingrese,[1]
Che ccór una chinea e mmezza ar mese
Le ggente da servì[2] llui se le capa.[3]

  L’hanno portata dunque ar zu’ paese
La Chinea che baciava er piede ar Papa?![4]
Però mme pare una gran cosa ssciapa[5]
D’annasse a ffà cco la Chinea le spese!

  Eppoi, che mme ne faccio de quer pezzo?[6]
Se dà a porta-leone[7] una cavalla
Quann’è spaccata a mmodo suo[8] pe’ mmezzo.

  E ssi ppe’ mezzo culo e ppe’ ’na spalla[9]
J’annassi[10] ar Papa de roppejje er prezzo,[11]
Poderebbe cór Re[12] ppuro aggiustalla.[13]

Roma, 25 novembre 1831

  1. [Quella rapa del Milord'inglese, che abita in Via del Babuino.]
  2. [Le genti di servire: le persone di servizio.]
  3. [Se le sceglie.]
  4. [Per il cambiamento romanesco del g di ghinea in c, il servitore crede che si tratti della famosa Chinea, che fino al 1787, la vigilia di san Pietro, veniva presentata a nome del Re di Napoli al Papa. E dice che gli baciava il piede, perchè infatti, quando il Papa arrivava davanti alla porta principale della Basilica Vaticana, tra le due pile dell'acqua santa, la Chinea ch'era già li, "appositamente ammaestrata, s'inginocchiava, e dentro un vaso d'argento sostenuto dalla sella, presentava il tributo di settemila ducati d'oro, nell'atto che l'ambasciatore pronunziava„ la solita “formola.„ Moroni, Dizion., vol. XIII, pag. 94.]
  5. [Scipita.]
  6. [Cioè: "della supposta mezza Chinea.„]
  7. [Nella Via di Porta Leone era lo scorticatoio pubblico, che ora è in Via della Marmorata.]
  8. [Del Milordo.]
  9. [Vale a dire: "per mezza Ghinea.„]
  10. Gli andasse a garbo.
  11. [Rompergli il prezzo: abbassarlo, calarlo. (Cfr. vol. VI, pag. 103, nota 3.) Sicchè, in altri termini, i due versi significano, che se la Ghinea si potesse spaccare, come pretende l'Inglese, e se il Papa si contentasse di mezza....]
  12. Di Napoli.
  13. [Perchè la controversia durava ancora; e se non è vera la credenza popolare, accennata nel sonetto: Momoriale ecc., 4 febb. 32, cioè che il Papa la vigilia di san Pietro scomunicasse il Re di Napoli; è vero bensì che il giorno dopo, terminato il pontificale, fece sempre, fino al 185i, una solenne protesta por il mancato tributo. Anzi, il Bonghi mi ha raccontato, che quand'egli si recò a Eoma nell'aprile del 1848, segretario di quell'ambasciata di Ferdinando II, la quale doveva trattare della lega italiana. Pio IX lo prese a quattr'occhi, e, senz'accorgersi della sconvenienza che commetteva, gli fece intendere che, se mai i Napoletani avessero voluto tentare qualche novità, si fossero sempre ricordati dei diritti della Santa Sede sul Regno. Fu però lo stesso Pio IX, che nel 1855 cessò finalmente dal fare la solita protesta, grazie alle benemerenze e alle preghiere del re Ferdinando, che appunto in quell'anno gli aveva mandato diecimila ducati per la colonna dell'Immacolata Goncezione. Cfr. Moroni, Dizion., vol. LXXX, pag. 198, e aggiunta nell’Indice, sotto Ghinea.]
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