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248 Sonetti del 1831

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LA SANTA CONFESSIONE

  Avessi fatto ar monno ancora ppiù
De tutto er bene che ppò ffasse cquì;
Fussi un santo, una cosa da stordì,
Fussi un mostro infernale de vertù;

  Maggnete, fijjo mio, lecchete tu
’na fetta de salame er venardì,
E bbona notte: hai tempo a ffà e a ddì:
Se va a ffà le bbrasciole[1] a Bberzebbù.

  Ringrazziamo però la bbonità
De Ddio, chè ppuro er vicoletto sc’è[2]
Pe’ ffà ppeccati in pasce e ccarità.

  Basta ’ggnitanto d’annà a ffà cescè[3]
In cuella grattacascia[4] che sta llà,
Eppoi te sarvi si scannassi[5] un Re.

11 dicembre 1831 - De Pepp’er tosto

  1. Bragiuole.
  2. C’è il modo.
  3. Il mostrarsi e il non mostrarsi per mezzo di una cosa che copre e non copre.
  4. Gratino del confessionale.
  5. Seppure tu scannassi.
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