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90 | Sonetti del 1832 |
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LI SETTE SAGRAMENTI, TUTT'E SSETTE
Peccato che li sette sagramenti
Nun ziin’antro[1] che ssette, eh sor Felisce?
Ha ddetto Chiodo, che ssa cquer che ddisce,
Ch’Iddio doveva fanne armanco venti.
Er battesimo intanto è ’na vernisce
Che ccrope er guasto senza che tte penti:
È llui che cciarifà[2] bbianchi e ’nnoscenti
Come che la bbucata a le camisce.
Discessim’anzi[3] jjermattina a Cchiodo,
Lui che ssa ttutti cuanti sti segreti,
Si sse potessi bbattezzà ccór brodo.
“Cor brodo nostro sì, stateve quieti„,
Ciarispose[4] l’amico sodo sodo,
“ma nno un cazzo cór brodo de li preti„.
Roma, 12 febbraio 1832
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