Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Sonetti del 1832 | 117 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi II.djvu{{padleft:127|3|0]] omise la data, che forse non ricordava o non aveva voglia o tempo di ripescare; e fece alcune varianti nel testo e nelle note. In complesso però a me è parsa migliore la prima lezione. Tuttavia, per ogni buon fine, ecco qui anche la seconda:
Benefattore mio, che la Madonna
L’accompaggni e lo scampi d’ogni male,
Dia quarche ccosa a una povera donna
Co’ ttre fijji e ’r marito a lo spedale.
Me lo dà? mme lo dà? ddica: eh rrisponna:
Ste crature so’ ignude tal e cquale
Ch’er Bambino la notte de Natale;
Dormimo[1] sott’un banco a la Eitonna.[2]
Anime sante! se movessi[3] un cane
A ppietà! eh armèno[4] sce se movi[5] lei.
Me facci prenne[6] un bocconcin de pane.
Siggnore mio, ma ppropio me lo merito,
Sinnò,[7] davero, nu’ lo seccherei
Dio lo conzóli e jje ne renni[8] merito.