< Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
122 Sonetti del 1832

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi II.djvu{{padleft:132|3|0]]

LA LOGGIA

  Ecco. Lui me chiamò, ddisce:[1] “Miscelle,[2]
Accetté muà una loggia pe’ sta sera„;
E io che sso che a cchi cconta bbajocchelle
Je ggireno le scigne[3] a la testiera,

  Credenno che vvolessi er zor Tullera[4]
Magnà lli fichi ar lume de le stelle,
Je prese ar cuinto piano una lendiera
Lì da strada-Felisce a le Zucchelle.[5]

  Che vvôi! Come se trova su la loggia,
Hai visto ma’ un demonio scatenato?
Me misura un cazzotto e mme l’appoggia.

  Chiese[6] una loggia? io lo portai sur tetto.
Chi vvò annà a la commedia, si’ ammazzato,
Ecco com’ha da dì: “Ccrompa un parchetto„.[7]


Roma, 14 novembre 1832

  1. Dice.
  2. Michel, ecc.
  3. Cigne, per “cinghie„.
  4. Nome di scherno.
  5. Due contrade, la seconda delle quali mette capo sulla prima.
  6. Dimandò.
  7. Compera un palchetto.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.