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Sonetti del 1832 | 123 |
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ER VENTRICOLO
Inzinent’a[1] ssan Stefino-in-pescicolo[2]
Sò vvienuti a attaccà li bbullettoni,
Dico de sto cazzaccio de ventricolo
Che vorrebbe pijjacce pe’ ccojjoni.
Lui bbutta avanti[3] de parlà cór vicolo
De li tozzi[4] senz’arte de pormoni,
Com’er cquarmente drento in ner bellicolo[5]
Ciavesse ggente, uscelli, e ccan-barboni.
Io dico che ttiè in culo farfarello;[6]
E cquesto cquì ch’è er padre d’ogni vizzio
Mó lo fa ffà da cane e mmó da uscello.
Si ffussi Papa io, sto solo innizzio[7]
M’abbasterìa pe’ mmettelo in castello,
O ffottelo addrittura a Ssantuffizzio.
Roma, 15 novembre 1832
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