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126 Sonetti del 1832

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L'IMBO.[1]

  Appena Cristo in barba der pretorio
Risuscitò grorioso e ttrionfante,
Volò all’Imbo a ccaccià ll’anime sante,
Che jje cantòrno tutte un risponzorio.

  Cuer giorno ebbe comincio[2] er purgatorio,
Ch’averà dda durà ttutto er restante
Der monno, e ffu ccreato er bussolante
Pe’ le messe d’un scudo a ssan Grigorio.[3]

  L’Angeli all’Imbo vòto sce metterno[4]
L’anime de la piscia e dde la nanna,[5]
Ma cquesto cquà nun durerà in eterno:

  E cquanno ar giorno de la gran condanna
Nun resterà che pparadiso e inferno,
Chi ssa allora si Ddio dove le manna.[6]


Roma, 19 novembre 1832

  1. Il Limbo.
  2. Principio.
  3. È pia credenza che per ispeciale indulgenza concessa da’ Pontefici alla Basilica di S. Gregorio, ogni messa cantata colla elemosina di uno scudo liberi tostamente un’anima dal purgatorio. [Da ciò deve derivare il modo proverbiale, usato anche nell’Umbria e chi sa in quanti altri luoghi d’Italia: Son finite le messe a San Gregorio; per dire: “È troppo tardi; non è più tempo di gabbarmi,„ e simili. — Bussolante si chiama, in generale, colui che nelle chiese agitando una bussoletta (bossolo o cassettina), sulla quale è un piccol fesso per introdurvi monete, chiede l’elemosina durante l’elevazione, negl’intervalli della predica, ecc.; ovvero va in giro per le case allo stesso fine. Ma il bussolante, cuì accenna qui il Belli, è quello che a San Gregorio ha lo speciale incarico di ricevere gli scudi per le messe pri- vilegiate, rilasciandone ricevuta. Si chiamano altresì bussolanti alcuni de’ domestici del papa, dalla Bussola delle anticamere a cui stanno di guardia, e che aprono e chiudono quando entra qualcuno. Il loro numero, come il vestiario e le incombenze, ha variato col variar de’ gusti de’ loro padroni]
  4. Misero, posero.
  5. I bambini a’ quali si canta dalle madri la nanna.
  6. Manda.
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