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Sonetti del 1832 153

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LA MILORDARÌA

  Ecco perchè mm’ha ffatto un po’ la fessa[1]
La prima vorta che llei m’ha vveduto:
Ero vestito da bbaron futtuto[2]
Co la ggiacchetta che nnun zente messa.[3]

  Lasseme tu pperò cche mme sii messa
La camisciola nova de velluto:
Famme dà ’n’allisciata co’ lo sputo,
E ddoppo sentirai che ccallalessa![4]

  Le femmine se sa cche ’gna ppijjalle[5]
Co cquer po’ de tantin de pulizzia;
E allora de turchine ecchele ggialle.

  Damme tempo a sta pasqua bbefania[6]
Che mme levi sti scenci da le spalle,
E vvederai che la pasciocca[7] è mmia.


Roma, 27 novembre 1832

  1. La sguaiata.
  2. In vestito assai dimesso, anzi indecente.
  3. Abito da giorno feriale.
  4. Udirai che strepito di avvenimenti, o che colpo.
  5. Bisogna pigliarle.
  6. Pasqua Epifania. V. il sonetto...
  7. Bella donna e rotondetta.
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