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178 Sonetti del 1832.

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LA VIGGIJA DE NATALE

[1.]

  Ustacchio,[1] la viggija de Natale,
Tu mméttete de guardia sur portone
De cuarche mmonziggnore o ccardinale,
E vvederai entrà sta priscissione.[2]

  Mo entra una cassetta de torrone,
Mo entra un barilozzo de caviale,
Mo er porco, mo er pollastro, mo er cappone,
E mmo er fiasco de vino padronale.[3]

  Poi entra er gallinaccio, poi l’abbacchio,[4]
L’oliva dorce, er pesce de Fojjano,[5]
L’ojjo, er tonno, e l’inguilla de Comacchio.

  Inzomma, inzino a nnotte, a mmano a mmano,
Tu llì tt’accorgerai, padron Ustacchio,
Cuant’è ddivoto er popolo romano.


Roma, 30 novembre 1832.

  1. Eustachio.
  2. Processione.
  3. [Padronale è il vino che si vende da chi lo ha fatto da sè con le uve delle proprie vigne; e perciò, ordinariamente, più sincero.]
  4. [Agnello da latte.]
  5. Lago nelle paludi pontine, assai in credito per la pescagione del pesce, che vi rimonta dal vicino mare per via di un canale.
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