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Sonetti del 1832 201

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LA PENALE

  Li preti, ggià sse sa, ffanno la caccia
A ’ggni sorte de spesce de cuadrini.
Mo er mi’ curato ha mmesso du’ carlini[1]
De murta a cchi vvò ddì ’na parolaccia.

  Toccò a mmé ll’antra sera a la Pilaccia[2]:
Che ggiucanno co’ ccerti vitturini,
Come me vedde vince un Lammertini[3],
Disse pe’ ffoja[4] “Eh bbuggiarà Ssantaccia!.„

  Er giorn’appresso er prete ggià informato
Mannò a ffamme chiamà ddar Chiricone,
E mm’intimò la pena der peccato.

  Sur primo io vorze[5] dì le mi’ raggione;
Ma ppoi me la sbrigai: “Padre Curato,
Bbuggiaravve a vvoi puro: ecco un testone.„[6]


Roma, 3 dicembre 1832

  1. Il carlino è oggi moneta di convenzione. Equivale a baiocchi sette e mezzo.
  2. Insegna e nome di bettola.
  3. Moneta di argento di paoli due, che si può dire essere la lira romana. Coniata da Papa Prospero Lambertini (Benedetto XIV) chiamasi dal volgo un lambertini, un prospero, un prospero lambertini, ed avendo l’effige del Papa, è detta comunemente papetto.
  4. Ira.
  5. Volli.
  6. Moneta d’argento del valore di paoli tre, che corrispondono appunto a due volte la detta multa de’ due carlini.
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