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Sonetti del 1832 205

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi II.djvu{{padleft:215|3|0]]ficò una sentenza, e per ciò venne destituito, ma ebbe cinquanta scudi mensili di pensione. La procedura di questo tribunale è arbitraria, come quella della Sacra Rota: non si fa discussione innanzi al medesimo: le difese e le decisioni si scrivono in lingua latina. Farini, Op. e vol. cit., pag. 141-42. ]      6 Il Tribunale delle Ripe del Tevere ha giurisdizione sulla legnara, ossia deposito delle legne che prese nel fiume, che le trasporta nelle alluvioni, ivi si ripongono ad uso di fuoco.      7 Incompetenza.

LI VISCINATI

  Me sò attaccato ar primo campanello
Io, perchè ar Monno nun ce sò ccojjoni. —
Chi è? — Amisci. — Chi ssete? — Amisci bboni. —
Chi vvolete? — Er zor Giorgio Stennarello. —

  Sto nome, uhm, qui nun ciàbbita,[1] fratello. —
Ma mm’hanno detto a Strada Bborgognoni... —
Starà in cuarc’antro de st’antri portoni....
Chi ssa? Mi’ mojje poterà ssapello.

  Nina!. — Ch’edè? — Cqua un omo scerca un certo
Gior.... — Sta ar nummero diesci, a mmano dritta
Su la svortata in cuer portone uperto.

  Fatti otto capi, in faccia a ’na suffitta
Bbussi ar batocco: e ssi nun c’è, de scerto
Pranza dall’oste che sse chiama Titta.


Roma,4 dicembre 1832


  1. Ci abita.
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