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12 | Sonetti del 1832 |
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L'ORDINE DE CAVALLARIA
Er Papa, ch’er Zignore lo conzoli,
Doppo avé co’ ddu’ editti solamente
Fatto vienì, ddeograzzia, un accidente
A sti ggiacubbinacci romaggnoli,
Pe’ ddistingue de ppiù ggente da ggente
E ddivide accusì ccesci e ffascioli,
Ha mmannato una crosce[1] a li fijjoli
Che in cuer frufrù[2] nun hanno fatto ggnente.[3]
E st’antri cavajjeri c’ha inventati
Nun hanno d’annà mmai contro er Granturco[4]
Pe’ avé la rimissione de peccati.
Pe’ spiegà ppoi chi ssò, ll’ha bbattezzati
Fijji de San Grigòrio ’e ttamaturco
Protettor de li casi disperati.[5]
9 gennaio 1832
<!-1 Allude al nuovo ordine cavalleresco di S. Gregorio, instituito da Gregorio XVI per rimunerare chi gli è sembrato bene dopo la rivoluzione del 5 febbraio 1831. 2 Confusione. 3 Qui propriamente vuol dire non aver essi fatto né male né bene. 4 Gran signore e grano turco. 5 Un mandataio della Confraternita di S. Gregorio Taumaturgo grida sotto le finestre de’ benefattori: Devoti de san Gregòri’ ettamaturco protettor de li casi disperati, deo ghéerazzia. Qui si può alludere a disperazione politica.
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- ↑ Allude al nuovo ordine cavalleresco di S. Gregorio, instituito da Gregorio XVI per rimunerare chi gli è sembrato bene dopo la rivoluzione del 5 febbraio 1831.
- ↑ Confusione.
- ↑ Qui propriamente vuol dire non aver essi fatto né male né bene.
- ↑ Gran signore e grano turco.
- ↑ Un mandataio della Confraternita di S. Gregorio Taumaturgo grida sotto le finestre de’ benefattori: Devoti de san Gregòri’ ettamaturco protettor de li casi disperati, deo ghéerazzia. Qui si può alludere a disperazione politica.