< Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Sonetti del 1832 | 223 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi II.djvu{{padleft:233|3|0]]
MANCO UNA PE’ LE MILLE
La vò rregazza, la vò bbella, ricca,
Bbona, donna de casa, de decoro...
Se sa:[1] cchi vva ccercanno sto tesoro,
Nun trova mai la forca che l’impicca.[2]
Si nne vede una c’ha le mane d’oro,[3]
Subbito la facciata nun je cricca:[4]
La vede bbella, e ssubito se ficca
Ner cervellaccio che lo facci toro.
Una che n’incontrò jjeri in un loco,
Perch’era un po’ accimata,[5] ebbe pavura
Che jje manni la casa a ffiamm’e ffoco.[6]
Sai come ha da finì sta seccatura?
Che, o resta scapolo, o a la fin der gioco
Pijja in grazzia de ddio la scopatura.
d Roma,7 dicembre 1832
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.