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Sonetti del 1832 | 247 |
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SAN PAVOLO PRIMO ARIMITA
2.
Dite un po’, ggente mia, me pare scerto
D’avevve[1] ariccontato er fattarello
De cuer Zanto arimita, che un uscello
Lo mantieneva a ppane in ner deserto.
Bbe’, in cuant’ar corvo ho inteso dì cche cquello
Spianava a cconto suo con forn’uperto,
E incirc’ar pane, a cquello c’ho scuperto,
Je lo fasceva apposta de tritello.
Co sto par de notizzie s’arimane[2]
A ssapé che cquer povero arimita
Sin che vvisse maggnò ppeggio d’un cane.
’Na cosa sola nun z’è mmai schiarita
Si la vita finì pprima der pane,
O ffinì er pane prima de la vita.
Roma, 28 gennaio 1833
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