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256 | Sonetti del 1832 |
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ER RE DE LI SERPENTI
Si un gallo, fijja mia, senza ammazzallo
Campa scent’anni, eppoi se mette ar covo,
In cap’a un mese partorisce un ovo,
E sta ddu’ antri mesi pe’ ccovallo.
Eppoi viè ffora un mostro nero e ggiallo,
’na bbestia bbrutta, un animale novo,
Un animale che nun z’è mmai trovo,
Fatto a mmezzo serpente e mmezzo gallo.
Cuesto si gguarda l’omo e sbatte l’ale,
Come l’avessi condannato er fisco[1]
Lo fa rrestà de ggelo tal’e cquale.
Una cosa sortanto io nun capisco,
Ciovè ppe’ cche raggione st’animale
Abbino da chiamallo er basilisco.
Roma, 19 dicembre 1832
- ↑ Il fisco ti condanna a morte è la solita formula, con la quale si annunzia la sentenza capitale.
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