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Sonetti del 1832 267

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UPRITE LA FINESTRA

  Nun pijjammete collera, Maria:
Abbi pascenza, io nun ce credo un’acca.
Sarà cquello che vvòi, commare mia,
Ma ppe’ ffàmmela bbeve è ttroppo fiacca.

  Cojjoni! e cquesto nun è mmal da bbiacca,[1]
Ma ssarebbe una nova mmalatia.
Che un prete possi fà una pirchieria![2]
Si l’appiccichi ar muro nun z’attacca.[3]

  Li preti che smaneggeno er Ziggnore,
Loro che lo commanneno a bbattecca,
Hanno d’avé ste futticchiezze[4] in core!

  Ma cc’hai pijjato Roma pe’ la Mecca?[5]
Li preti danno a ttutti e a ttutte l’ore.
Chiudeno l’occhi, e indove azzecca azzecca.


Roma, 22 dicembre 1832

  1. Non è mal da poco.
  2. Pirchieria, pirchio: sordidezza, sordido.
  3. Non prende credenza.
  4. Piccolezze.
  5. Vengo io dalla Mecca? Sono io uno strano, stolto, ecc.?
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