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286 Sonetti del 1832

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LA BBAZZA

  O de riffe, o de raffe,[1] inzino a mmone
Sempre cuarche ffiletto[2] s’ariduna.
Jer’assera arivonno pe’ ffurtuna
Du’ ggiuncate in froscella[3] p’er padrone.

  E io, pe’ spartì ggiuste le porzione,
Una ne fesce vede a lloro, e una
Oggi che ggrazziaddio nun ze diggiuna
Me la sò mmaggnat’io pe’ ccolazzione.

  Me sò arinato![4] Eh ssi nun fussi lei[5]
Che mme lo mette sù, ccór ziggnor Pavolo
Dio sa l’incerti che cciabbuscherei.

  Ma llei? saette! nott’e ggiorno un gnavolo.[6]
Va stitica[7] ppiù ppeggio de l’Abbrei,[8]
E ssa indove che ttiè la coda er diavolo.[9]


Roma, 25 dicembre 1832

  1. O per fas o per nefas.
  2. Incerto.
  3. Fiscella.
  4. Sono rinato.
  5. La padrona.
  6. Querela petulante (miagolio).
  7. Andare stitico: essere duro, avaro.
  8. Gli ebrei hanno fama d’avarizia.
  9. È furba: proverbio.
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