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308 | Sonetti del 1832 |
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Cuarchiduno[3] l’inzórfa.[4] Ar primo editto[5]
Er Zanto Padre fesce troppo er vappo,[6]
Pe’ sbiancasse[7] accusì. Cquest’antro aggrappo[8]
In un Papa sarìa troppo delitto.
Nun bastava ch’er zale era in affitto,[9]
Che mmo a lo sgarro[10] sce s’accressce er tappo?!
Per dà a cquattro assassini un antro impappo[11]
S’arifrigge la carne a cchi ggià è ffritto?!
Che sserve che ttre ggiorni l’appartista
L’abbi ancora da dà ppe’ cquer che ccosta,
Si ll’orzarolo[12] nun lo tiè ppiù in lista?
Armanco,[13] pe le lettre de la posta,
Li ricchi o ppònno fanne[14] una provista,
O scrive sempre e nnun pijjà risposta.
Roma, 29 dicembre 1832
- ↑ Crescimento, aumento.
- ↑ Di ciò vedi la nota... [1] del sonetto... [Er zale ecc., 31 dic. 32].
- ↑ Qualcuno.
- ↑ Inzolfare: istigare.
- ↑ L’editto bandito da Gregorio XVI appena sceso al soglio fra le turbolenze politiche delle province settentrionali. [V. la nota 3 del sonetto: La scopa nova, 7 gennaio 33.]
- ↑ Fare il vappo: iattare.
- ↑ Sbiancarsi: smentirsi.
- ↑ Da aggrappare.
- ↑ L’affitto de’ sali e tabacchi è stato dato ad una compagnia per un terzo meno del giusto.
- ↑ Oltre al senso qui più ovvio, sgarro significa ancora: “errore di condotta„.
- ↑ Mangiata.
- ↑ I così detti orzaiuoli, venditori di minuti, e spacciatori di sale, ne’ tre giorni di spazio fra la pubblicazione dell’editto e quello della sua sanzione, celarono tutto il sale che avevano, per poi venderlo al nuovo prezzo accresciuto.
- ↑ Almanco, almeno.
- ↑ Farne.
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