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Sonetti del 1832 309

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LA PORTERIA DER CONVENTO

  Dico:[1] “Se pò pparlà ccór Padr’Ilario?.„
Disce: “Per oggi no, pperchè cconfessa.„
“E ddoppo confessato?„ “Ha da dì mmessa.„
“E ddoppo detto messa?„ “Cià er breviario.„

  Dico: “Fate er servizzio, Fra Mmaccario,
D’avvisallo ch’è ccosa ch’interessa.„
Disce: “Ah, cqualunque cosa oggi è ll’istessa,
Perchè nnun pò llassà er confessionario.„

  “Pascenza„,[2] dico: “j’avevo portata,
Pe’ cquell’affare che vv’avevo detto,
Ste poche libbre cqui de scioccolata....„

  Disce: “Aspettate, fijjo bbenedetto,
Pe’ vvia che, cquanno è ppropio una chiamata
De premura, lui viè: mmó cciarifretto.„[3]


Roma, 30 dicembre 1832 – Der medemo

  1. Le voci dico e dire rappresentano nel discorso volgare le transizioni da uno ad altro interlocutore.
  2. Pazienza.
  3. Ora ci rifletto.
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