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314 Sonetti del 1832

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ER ZALE E LL'ANTRE COSE

  Hai ’nteso in de l’editto[1] si cche ggnocchi[2]
Fa ingozzà er Papa ar popolo fedele?
Che snerbature co’ ttutti li fiocchi[3]
Che mmanco se darìano a Ssammicchele?[4]

  Mó vvò mmaggnà st’antri pochi bbajocchi.
Ma ggià, cchi ne la panza sce tiè er fele,
Nun ce vonn’antro che bbabbussi e alocchi
Per aspettasse che jje cachi er mele.

  Te laggni! ma ssicuro che mme laggno,
E la bbocca che cciò[5] nnun me la cuscio:
Ogn’editto che vviè, ssempre compaggno!

  Eppoi, cosa te credi? co’ sto sfruscio[6]
De chiacchierate e dde gabbelle, un raggno,
Ch’è un raggno, nun lo cacceno dar buscio.[7]


Roma, 31 dicembre 1832

  1. Il famoso editto dell’aumento delle gabelle, state poco tempo prima disminuite dagli ultimi due antecessori del regnante Pontefice, e da Lui medesimo nelle peggiori circostanze dell’erario. Andò in vigore il primo giorno dell’anno 1833.
  2. Colpi, aggravi, ecc.
  3. Solenni.
  4. Casa di correzione per fanciulli.
  5. Che ci ho, che ho.
  6. Sciupinio.
  7. Non giungono al minore de’ successi: proverbio.
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