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324 Sonetti del 1832

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi II.djvu{{padleft:334|3|0]]zioni.      8 Fraudi.      9 [Tra il numero che realmente si estrae, e la voce che lo bandisce. V. il sonetto: L'astrazzione de Roma, 16 genn. 82]      10 Cuoce. Cuocere, vale: “essere a cuore, toccare nel vivo, ecc.

L'ENTRATE CRESSCIUTE.[1]

  C’è a Rroma un omo, ch’io, si nnu’ lo sai,
Nun te potrebbe confidà cchi ssia:
Sortanto te dirò cch’e ddotto assai,
E vviè ggiù dda la costa der Messia.

  Cuest’omo granne, trovannose in guai
Pe’vvia de cuella porca guittaria,[2]
Ha inventato un rimedio, che ttu mmai
Nun l’hai sentito in cusscenzina mia.[3]

  Lui scià[4] un palazzo, che dda scirca a vventi
Secoli frabbicò[5] ccert’archidetto
Che cce vorze[6] alloggià lli disscennenti.

  Lui duncue, a sto palazzo che tt’ho ddetto,
Je fa adesso levà lli fonnamenti,
Pe’ffacce[7] un antro piano sopr’ar tetto.


Roma, 7 gennaio 1833

  1. [V. il sonetto: Er zale ecc., 31 dic. 32; letto il quale, l'allegoria contenuta in questo diventa chiarissima.]
  2. Miseria.
  3. Modo di assicurare con giuramento.
  4. Ci ha: ha.
  5. Fabbricò.
  6. Volle.
  7. Farci, cioè: “farne.„
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