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330 Sonetti del 1833

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ER TISICO

  Cuesto oggnuno lo sa: ppila intronata
Va ccent’anni pe’ ccasa:[1] e tte l’ho ddetto.
Mó mm’accorgio[2] però cch’er poveretto
Sta vviscino a ssonà lla ritirata.[3]

  Già ffin dar tempo che sposò Nnunziata
Le scianche je fasceveno fichetto;[4]
E ffinarmente s’è allettato a lletto
Perch’era ppiù ll’usscita che ll’entrata.

  Nun tiè ppiù ffiato da move le bbraccia:
E cchi lo va a gguardà ssu cquer cusscino,
Je vede tutta Terrascina[5] in faccia.

  Io metterebbe er collo s’un quadrino
Che nnu la cava: e ggià la Commaraccia
Secca de Strada-Ggiulia[6] arza er rampino.[7]


Roma, 8 gennaio 1833

  1. Proverbio.
  2. Mi accorgo.
  3. Proverbio.
  4. Far le gambe fichetto, vale: “piegarsi per fiacchezza.„
  5. Terracina. S’intende che qui è in senso translato di terra.
  6. La comare secca, cioè “la morte„, di Strada Giulia, dalla via di questo nome, nella quale è la Chiesa della Morte.
  7. Falce.
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