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342 Sonetti del 1833

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ER RICCONE

  Figurete a sto morto si cche mmorto[1]
J’hanno trovato in cassa li nipoti!
Da cuann’era prelato io m’ero accorto
Che llui tirava a incummolà mmengoti.[2]

  Tutti ladri sti santi sascerdoti
Sin c’ar monno je va ll’acqua pe’ ll’orto:[3]
Cuanno crepeno poi, tutti divoti
Pe’ strappà da San Pietro er passaporto.

  Co cquattro Messe spalancajje er celo?!
Sarebbe com’a ddì: Ccristo è imbriaco,
O nnun za legge er libbro der Vangelo.

  Un ricco in paradiso? io me ne caco.
Più ppresto crederebbe[4] c’un camelo
Fussi passato pe’ ’na cruna d’aco.


Roma, 11 gennaio 1833

  1. Ricchezza sepolta.
  2. Accumular danari.
  3. Frase esprimente “andar le cose a seconda.„
  4. Più tosto crederei.
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