< Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
376 Sonetti del 1833

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi II.djvu{{padleft:386|3|0]]

LA LUNA.

  Tutto dipenne[1] da la luna ar monno,
Cuanno è in frusso e rifrusso co' le stelle.
Sempre, tra er primo cuarto e ttra ’r ziconno,
L’acqua in celo sce sta tra ppelle e ppelle.

  Si[2] ppoi vedete la luna in ner tonno[3]
E le nuvole fatte a pecorelle,[4]
Potete puro[5] dì, Mmastro Rimonno,[6]
Ch’er tempo vojji piove a ccatinelle.

  Tutte ste cose me l’ha ddette Antonio,
Perché er padrone suo tiè ddu’ strumenti,
Chiamati, uno er tremò,[7] ll’antro er baronio.[8]

  Disce che cquelli dicheno[9] li venti
Er callo, er freddo, la neve, er demonio,
E ttutte l’antre sorte d’accidenti.[10]

Roma, 18 gennaio 1833.

  1. Dipende.
  2. Se.
  3. Luna piena.
  4. Nuvole minutissime e sparse ugualmente per tutta atmosfera, come le macchie di un cavallo stornello. Celo a pecorelle, acqua a ccatinelle. [Proverbio.]
  5. Pure.
  6. Raimondo.
  7. Termometro.
  8. Barometro.
  9. Indicano, predicono.
  10. [V. la nota 5 del sonetto La particola, 5 genn. 32.]
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.