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62 Sonetti del 1832

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L'IMMASCIATORI DE ROMA.

  Disce quer Mèo che llavava li legni
De la Reggina morta de le Trujje,[1]
Che li Re-de-corona de li regni
Ortr’ar fà tra dde lòro tante bbujje,[2]

  Ce manneno cquà a nnoi sti bell’ordegni
Pe’ ppagà l’indurgenze co’ le pujje,[3]
E ppe’ ccacciasse auffa[4] li disegni
De le cchiese de Roma e de le gujje.

  Mó p’er Re d’Appollonia e dde le Russe
C’è Ccacarini tuo de quella sera:[5]
Pe’ li du’ frosci,[6] Merluzzoffe e Bbusse.[7]

  E ppe’ ffà co’ sti tré naso-e-pprimiera[8]
S’è vvienuto a inquartà sto Nuncefusse[9]
St’areng’arrosto[10] de monzù Tullera.[11]

25 gennaio 1832.


  1. Maria Luisa di Borbone, già Regina d’Etruria. [Mèo: Bartolommeo.]
  2. Liti.
  3. Gettoni da giuoco.
  4. [Rilevare a ufo.]
  5. Gagarin, ministro per Russia e Polonia. [De quella sera: allude al fatto raccontato nel sonetto: L’astrazzione ecc., 16 genn. 32.]
  6. Tedeschi, cioè Austria e Prussia. [Le fròsce (da non confondersi con fròssce, flosce) sono “froge;„ e friscióne si chiama il “fruscone,„ perchè ha il becco molto grosso. Froscio dunque, propriamente, significa: “uomo con le froge grosse;„ ma si applica solo a’ settentrionali, e particolarmente ai Tedeschi e agli Austriaci. Qualche volta però s’usa anche nel senso di “rosso, zotico,„ e simili.]
  7. Lutzow e Bunsen (Busse, cioè “colpi„).
  8. Noto giuoco d’invito.
  9. [Non-ci-fosse.] Nome di scherzo, a persona che forse non si vorrebbe.
  10. Pesce sfumato. [Aringa. Ma qui, metaforicamente, per “uomo magro e bruno.„]
  11. Saint-Aulaire. Tullera, nome romanesco di spregio. [E la cagione dello
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