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Sonetti del 1832 | 81 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi II.djvu{{padleft:91|3|0]]tettore del luogo. 8 Cioè quelli che vanno in carrozza. Il Micco e il Fieschi sono due che danno vetture a nolo. 9 Vanno a piedi. 10 [Si sparirono.] Sparire, in senso attivo, vale: “divorare in un lampo.„ 11 Sino.
——
ER ROMPICOJJONI
’Gni vorta, diosallarga,[1] che mme sporgio[2]
A ttrovà Mmuccio[3] che sta vverd’e mmezzo,[4]
Ecchete er pertichino[5] d’er zor Giorgio
Che cce se pianta com’e Ccacco immezzo.[6]
Ma un giorno che pper tempo me n’accorgio
Che cce le viè a scoccià[7] ccome ch’è avvezzo,
Me je fo avanti e ddico: “Eh soro sgorgio,[8]
Ce l’avete scuajjati[9] per un pezzo.
Pare, sor grugno de cascio marcetto,[10]
Che ssarebb’ora de mutà bbisaccia
E mmette mano a un antro vicoletto„.
A ste parole lui vorterà ffaccia:
Ma ssi mmai nu la vorta, te prometto
D’impiegacce una bbona parolaccia.
5 febbraio 1832
- ↑ Interiezione.
- ↑ Mi sporgo, mi affaccio, vado.
- ↑ Giacomuccio, Giacomo.
- ↑ Malaticcio. Mézzo, pronunciato come vezzo, vale: “vizzo, floscio„.
- ↑ Cavallo di giunta al tiro.
- ↑ Modo proverbiale, che si pronunzia veramente Cacch’immezzo (cioè “in mezzo„), ma qui noi lo scriviamo per intero onde evitare l’h, da cui la parola si renderebbe equivoca.
- ↑ Scocciar le palle e squagliare i cerotti, vagliono: “annoiare„.
- ↑ Nome di scherno che si dà alle persone mal fatte, specialmente nelle gambe.
- ↑ Vedi nota 8.
- ↑ Il cacio inverminito per pinguedine, che alcuni mangiano avidamente.