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110 Sonetti del 1833

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LI PADRONI SBISBÈTICHI[1]

  Lui la intenne[2] accusì? Ddàjjela vinta:
tanto co’ llòro er repricà nnun vale.
Tanto come che ffai sempre fai male.
Li padroni sò[3] ttutti d’una tinta.

  Ppiù dder mio? Disce: «Scerca a Ggrotta-pinta,[4]
nummero tale, er carzolaro tale,
e ddìjje che mm’allarghi sto stivale,
e cche ggià cquesta che mme fa è la quinta».

  Io curro,[5] vedo s’una porta nova
scritto Bottierre,[6] che vvo ddì[7] bbottaro,
torno a ppalazzo, e ddico: «Nun ze[8] trova».

  E llui s’infuria, me dà dder zomaro,
me sbatte in faccia una manata d’ova,
e pprotenne[9] che llì cc’è un carzolaro.

  1. bisbetici
  2. Intende.
  3. Sono.
  4. Luogo di Roma.
  5. Corro.
  6. Bottier. Non sono pochi i bottegai di Roma e d’Italia, che abbiano il vezzo di annunziarsi agli occhi del pubblico in lingue straniere, che poi caricano di spropositi.
  7. Vuol dire.
  8. Non si.
  9. Pretende.
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