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146 Sonetti del 1834

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ER GOVERNO DER TEMPORALE[1]

  Ôh,[2] ppenzateve[3] un po’ ccome volete
Ch’er reggno ar Papa je l’ha ddato Iddio,
Io sto cco le parole de don Pio:
“Sete cojjoni assai si cce[4] credete.„

  E Ggesucristo ar popolo ggiudio
Sapete che jje disse? eh? lo sapete?
“Io sò vvienuto in terra a ffà da prete,
E nnun è dde sto Monno er reggno mio.„

  Che bbella cosa sarìa[5] stata ar Monno
De vede[6] er Nazzareno a ffà la guerra
E a scrive[7] editti fra vviggijja e ssonno!

  E, dde ppiù, mmannà ll’ommini in galerra,
E mmette[8] er dazzio a le sarache e ar tonno
A Rripa-granne[9] e a la Dogàn-de-terra.[10]

13 gennaio 1834

  1. Il governo temporale.
  2. Ôh, interiezione d’impazienza, o conclusione di discorso.
  3. Pensatevi.
  4. Se ci.
  5. Sarebbe.
  6. Di vedere.
  7. Scrivere.
  8. Mettere.
  9. Ripa-grande, porto e dogana sul Tevere, per le merci provenienti dalla via di mare.
  10. Dogana di terra. L’apocope della parola Dogana non si attribuisca a licenza poetica. Così il popolo dice come noi abbiamo scritto.
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