< Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Sonetti del 1834 161

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi III.djvu{{padleft:171|3|0]]

LA ROSA-D'ORO

  La rosa-d’oro che cqui er Papa oggn’anno
Bbenedisce in ner giorno de dimani,[1]
Lui la manna[2] a li prencipi cristiani,
Che ssempre quarche ccosa j’aridanno.[3]

  Bben inteso però cche ssi[4] nnun fanno
Le cose da cattolichi romani,
La rosa nun je va: chè sti sovrani
Nun z’hanno mai d’arigalà,[5] nun z’hanno.

  Er portà cquella rosa è un grann’onore;
E ppe’ cquesto se sscejje un principino
C’ha ffinito li studi, o un Monziggnore.

  E cce s’abbada[6] tanto, che pperzìno[7]
Nell’anno trentadua Nostro Siggnore
Ce mannò er zu’ bbarbiere Ghitanino.[8]

8 marzo 1834

  1. La domenica quarta di Quaresima, detta Laetare.
  2. Egli la manda.
  3. Gli rendono.
  4. Se.
  5. Da regalare.
  6. Ci si bada.
  7. Che per sino: sino al punto che.
  8. Il cameriere di Papa Gregorio XVI, già barbiere, ed oggi cavalier Gaetano Montani. Vedi su lui il Son...
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.