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Sonetti del 1834 165

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LI GUAI[1]

  Oh cche jjoja![2] A cquest’ora è un tre o quattr’anni
Che ppe’ ttutte le cchiese e ll’ostarie
Io nun zent’antro[3] co’ st’orecchie mie
Che ppiaggn’er morto[4] e ppredicà[5] mmalanni.

  Bbe’? cch’è ssuccesso? Indove sò sti danni,
Ste ruvine, sti guai, ste caristie?
Tutte maliggnità, ttutte bbuscìe,[6]
Tutte invenzione, spavuracchi e inganni.

  Sino ch’er Papa va in villeggiatura,
E sta (Ddio je l’accreschi) alegramente,
Se pò ppuro dormì[7] ssenza pavura.

  Caso contrario, lui ch’è un omo-fatto,
Timorato de Ddio, dotto e pprudente,
Sparaggnerebbe e nnun farebbe er matto.

12 marzo 1834

  1. Guai, nel senso di “sventure.„
  2. Joia: petulante e noiosa cantilena.
  3. Non sento altro.
  4. Querelarsi.
  5. Predire.
  6. Bugie.
  7. Si può pure dormire, ecc.
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