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Sonetti del 1834 | 183 |
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LA PRISCISSION DER CORPUS-DOMMINE
Perchè ll’antr’anno in certa priscissione[1]
Sce successe un tantin d’ammazzamento,[2]
Mo ar tronco[3] e a lo stennardo[4] sto scontento
De Papa j’ha da dà l’inibbizzione![5]
Leva tronco e stennardo, e in un momento
Nun ce resta ppiù un cazzo divozzione.
Sarebbe meno male in cuncrusione
De levà dda la coda[6] er Zagramento.
Ner portà bbene lo stennardo e ’r tronco
Llì sse vedeva l’omo, eh sor Diopisto?[7]
E ssi uno era svertro[8] oppuro scionco.[9]
Ma mmó cche nnun c’è ppiù ttronco e stennardo
E nun ce resta che cquer po’ de Cristo,[10]
Le priscissioneio?! manco le guardo.
15 marzo 1834
- ↑ Della Confraternita di...
- ↑ La destinazione dello stendardo e del tronco, ambita ardentemente da tutti i confratelli, specialmente dai più giovani che amano far pompa di destrezza innanzi alle case delle loro belle, è stata sempre un soggetto d’impegni, alterchi, e non di rado, accoltellamenti.
- ↑ Enorme croce di carta-pesta, foggiata in due grossi tronchi d’albero nella loro rozzezza naturale.
- ↑ Gran gonfalone della Compagnia, portato a due aste.
- ↑ Corse voce che per causa della rissa accaduta fra i confratelli nominati alla nota 2, il Papa avesse abolito l’uso di dette due insegne.
- ↑ Dal fine.
- ↑ Teopisto.
- ↑ Svelto.
- ↑ Cionco.
- ↑ Gran crocifisso, addobbato, per solito da monache, di bende e di frangie.
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