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Sonetti del 1834 191

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ER RUGANTINO[1]

  Ecco llì er fumantino[2] ammazzasette:
Lui sce farìa scappà[3] ssubbito er morto.
A oggn’ette,[4] eccolo llì, llui tajja corto,[5]
E aló,[6] mmano a li tòni e a le saette!

  E pperc’hai la raggione te vòi mette[7]
Da la parte der torto?! ggià,[8] dder torto,
Der torto, sissiggnora.[9] E cche cconforto
Sce trovi a rruminà ttante vvennette?[10]

  Queste sò mmattità[11] dda regazzoni.
Via, bbutta ggiù cquer zercio:[12] animo, dico,
O tt’appoggio du’ carci[13] a li cojjoni.

  Eh, cqua nun ze fa ll’omo.[14] Co mmé, amico,
Sc’è ppoco da rugà.[15] Dde li bbruttoni[16]
Sai che cconto ne fo? Mmeno d’un fico.

17 marzo 1834

  1. Maschera del teatro di fantoccini, la quale presenta un linguacciuto attaccabrighe che finisce poi sempre per toccarne da tutti, e di numerare a debito altrui le busse del proprio conto: carattere non reperibile fra i soli uomini di legno.
  2. Fummantino: permaloso orgogliosetto.
  3. Egli ci farebbe uscire.
  4. A ogni et, ad ogni nonnulla.
  5. Taglia corto, va per le brevi.
  6. Alò, per allons. Vedi nota al Son...
  7. Ti vuoi mettere.
  8. Si certamente.
  9. Ad ogni uomo o donna si dà del sissignora.
  10. Vendette.
  11. Mattità: mattezze.
  12. Quel selcio, cioè: quella selce.
  13. O ti applico due calci.
  14. Non si fa l’uomo, non ci si danno arie da uomo fatto.
  15. Rugare. Il verbo da cui nasce il nome di Rugantino.
  16. Delli bravacci.
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