< Pagina:Sonetti romaneschi III.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
212 | Sonetti del 1834 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi III.djvu{{padleft:222|3|0]]
ER PRELATO DE BBONA GRAZZIA
Ciò[1] er momoriale che mme fu arimesso
Dar Zanto-Padre a mmonziggnor Ciafrella?[2]
Bbe’, jjeri m’incontrai propio in lui stesso
Sott’a la casa de Maria Fichella.
Subbito curro e mme je faccio appresso.
Dico: “Eccellenza, io sò[3] cquer tar Panzella
Che vorebbe sapé ccos’è ssuccesso
De quela grazzia si ppotessi avella.„[4]
Lui prima me squadrò cco l’occhialino;
Eppoi co’ ccerti termini sguajati
M’arispose: “Lei vadi ar zu’ cammino.„
E io: “Saette a ttutti li prelati,
Monziggnore mio caro, e mme j’inchino:
Mejjo soli che mmal accompaggnati.„
22 marzo 1834
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.