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Sonetti del 1834 227

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi III.djvu{{padleft:237|3|0]]fiteatro, mentre i più famosi idraulici di Roma avevano stimato, con una consultazione scritta, che si sarebbe incanalata quell’acqua con poco più di quella spesa che il Governo patteggiò per il rinterrimento."Silvagni, Op. cit., vol. II, cap. XVI.]      8 Dopo sette viene l’Indulgenza plenaria.      9 Baiocchi sette e mezzo.

LE FUNZIONE DE LA SITTIMANA-SANTA

  Io sempre avevo inteso predicà
Cch’er Ziggnore era morto un venardì,
E cche ddoppo tre ggiorni che mmorì
Vorze[1] a ccommido suo risusscità.

  Com’è st’istoria? E adesso vedo cqua
Schiaffallo[2] in zepportura er giuveddì,
E ’r giorn’appresso lo vedo ariarzà[3]
Sopr’a la crosce e aripiantallo[4] llì!

  E ’r zabbit’[5] a mmatina, animo, su:
S’arileva[6] a l’artari er zabbijjè,[7]
Se canta er Grolia,[8] e nnun ze piaggne ppiù.

  Queste sò ttutte bbuggere ch’a mmé
Me pareno resìe,[9] perchè o nun fu
Ccome se disce, o ss’ha da fà ccom’è.

29 marzo 1834

  1. Volle.
  2. Cacciarlo.
  3. Rialzare.
  4. Ripiantarlo.
  5. Sabato.
  6. Si rileva.
  7. Il déshabillé.
  8. Gloria.
  9. Eresie.
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