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Sonetti del 1834 229

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ER MESTIERE FATICOSO

  Arivienghi[1] mo a ddì cquer framasone
Che, ffra ttutti li prencipi cristiani
Cattolichi postolichi romani,
Er Zantopadre nostro è er più pportrone.

  Ggià jjeri ha ddato ’na bbonidizzione:[2]
Un antra n’ha da dà ddoppo domani:[3]
Eppoi lavanne[4] a ttredisci villani,[5]
E mmisereri, e ppranzi, e ppriscissione![6]...

  Io nun zo ssi[7] dda quanno s’è inventata
L’arte de faticà, se sii mai trova
Una vita, per dio, ppiù strapazzata.

  Povero Papa mio! manco te ggiova
Lo sscervellatte[8] co’ sta ggente ingrata
Pe’ ffà oggni ggiorno un’indurgenza nova.

31 marzo 1834

  1. Rivenga.
  2. Nella mattina del giovedì-santo.
  3. Nel giorno di Pasqua.
  4. Lavande.
  5. Vedi su questo numero tredici il Sonetto...
  6. Processioni. I Romaneschi conservano nel plurale la medesima escita dei nomi femminili, che nel singolare finiscono in one. La processione: le processione, ecc.
  7. Non so se.
  8. Scervellarti.
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